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  22. Trentino
Volume
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  2. 1,5 L
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Barolo

È il grande vino italiano per eccellenza, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza. Nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline, cesellate dalla mano esperta dell’uomo e sorvegliate da imponenti castelli medioevali, fra cui proprio quello di Barolo, che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo.  (continua)

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Vino Barolo

È il grande vino italiano per eccellenza, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza. Nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline, cesellate dalla mano esperta dell’uomo e sorvegliate da imponenti castelli medioevali, fra cui proprio quello di Barolo, che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo. Di colore rosso granato con riflessi aranciati, al naso si presenta intenso e persistente, ovvero con un patrimonio olfattivo eccezionalmente complesso, che tende a prediligere, a seconda dello stato evolutivo, note fruttate e floreali come viola e vaniglia o note terziarie come goudron e spezie.
 

Il vitigno del Barolo

Il vino Barolo può essere prodotto esclusivamente da uve Nebbiolo in purezza. Il Nebbiolo, originario del Piemonte, è uno dei vitigni più pregiati e viene utilizzato per la produzione di diversi vini di qualità, come appunto Barolo e Barbaresco, altro vino tipico della zona. I vitigni Nebbiolo sono caratterizzati da una maturazione lenta che si protrae fino alla fine di ottobre, mentre è precoce la nascita dei germogli e l’abbondante fioritura. Se ne conoscono le tre varietà Lampia, Michet e Rosè, ma si può dire che la quasi totalità della produzione avviene con il Lampia, essendo oggi le qualità Michet e Rosè poco utilizzate. La resa massima di queste viti è di 80 quintali per ettaro. L’uva prodotta presenta acini di piccole dimensioni, delicati e molto zuccherini, dal colore tra il blu ed il viola più o meno intenso a seconda dell’esposizione, del clima e del terreno in cui la vigna è coltivata. Il colore risulta però annebbiato a causa di una patina opalescente, detta pruina, che ricopre e protegge gli acini. Da qui forse l’origine del nome Nebbiolo, anche se un’ipotesi più poetica fa riferimento alla fitta nebbia che ricopre le colline a fine ottobre, nel periodo della raccolta.
 

Caratteristiche organolettiche

Il Barolo è un vino di grande personalità, dalla struttura complessa, ricco e potente ma allo stesso tempo avvolgente ed elegante. Garantisce una piacevole esperienza multisensoriale, potendosene apprezzare insieme il colore, l’aroma e naturalmente il gusto eccezionale.

Alla vista si presenta di un bel colore intenso, rosso tendente al granato, con riflessi aranciati che aumentano proporzionalmente alla durata dell’affinamento in botte.

E’ un vino notevole anche all’olfatto per il suo caratteristico profumo fortemente aromatizzato, intenso e persistente. Presenta note differenti, soprattutto floreali e fruttate, in base alla durata dell’invecchiamento a cui è sottoposto. Nei vini più giovani si riconoscono principalmente sentori floreali di rosa e viola; col passare del tempo prevalgono invece le note fruttate che ricordano la ciliegia sciroppata e la prugna cotta, seguono poi i profumi di sottobosco e terra bagnata. Nei bouquet dei vini più maturi invece troviamo i profumi speziati come pepe, cannella e vaniglia, quello "animale" del cuoio ed il goudron, caldo ed intenso, simile al catrame ma gradevole.

Alla degustazione il Barolo risulta corposo e di straordinaria intensità e persistenza. Il gusto è asciutto e robusto ma al contempo vellutato e ricorda, a seconda dei casi, la ciliegia, la liquirizia, la vaniglia, a volte persino il tabacco o il caffè. Il sapore risulta comunque sempre armonioso per il perfetto equilibrio tra le sostanze morbide, costituite da zuccheri, alcol e polialcoli, e quelle dure, ossia acidi, tannini e sali minerali. La componente dura tende ad affievolirsi col tempo, per cui i vini più maturi risultano anche più armoniosi.
 

Descrizione generale Barolo e territorio di produzione

Il Barolo d.o.c.g. è un vino rosso corposo, dal gusto intenso ed un caratteristico profumo fortemente aromatico, chiamato per le sue qualità e caratteristiche "il re dei vini ed il vino dei re". E’ forse il più famoso tra i vini rossi italiani, universalmente conosciuto ed apprezzato, richiesto ed esportato in tutto il mondo. Il Barolo viene prodotto in Piemonte, in provincia di Cuneo a sud della città di Alba, nella regione storica delle Langhe, rinomata in particolar modo per la produzione di vini rossi, tra cui spiccano Barolo e Barbaresco. Il paesaggio è fortemente caratterizzato dai vitigni che ricoprono il vasto sistema di colline e vallate delimitato da fiumi, su cui svettano numerosi castelli medioevali, il più maestoso dei quali domina il comune di Barolo, l’antico feudo dei marchesi Falletti, da cui questo celebre vino prende il nome. L’area in cui è ammessa la produzione del Barolo d.o.c.g., così come stabilito da un rigido disciplinare di produzione, è limitata ad undici comuni, tra cui appunto Barolo e Castiglione Falletto, per un’estensione totale di circa 1800 ettari ed una produzione media di 11 milioni di bottiglie all’anno.
 

Caratteristiche tecniche del Barolo

Nonostante il vino Barolo sia prodotto all’interno di una regione ben delimitata e su terreni collinari con caratteristiche più o meno simili, i vini prodotti dalle diverse aziende vitivinicole presentano dal punto di vista organolettico differenze significative, pur essendo comunque tutti di altissimo livello.
L’intero processo produttivo, dalla coltivazione delle vigne all’imbottigliamento, è strettamente regolato dal Disciplinare di Produzione e sottoposto ad un rigido controllo. Il vino di maggior qualità lo si ottiene da vigne con un'esposizione tra Sud est e Sud ovest, posizione che garantisce una concentrazione di zuccheri ottimale. A seconda poi del terreno, che va da argilloso a sabbioso avvicinandosi ai fiumi che attraversano la regione, i vini sono più corposi o più delicati e fruttati. L’altitudine deve essere compresa tra 170 e 540 metri sul livello del mare, così come avviene nelle cosiddette Basse Langhe. Il Disciplinare vieta la produzione di Barolo con uva coltivata su un terreno che non presenta queste caratteristiche, in particolare perché pianeggiante o poco soleggiato, situato a fondovalle o umido.

Il Barolo d.o.c.g. deve invecchiare almeno 38 mesi, di cui 18 in botti di legno; se i mesi di invecchiamento sono almeno 62, fermi restando i 18 in botte, il vino può fregiarsi della denominazione Riserva. La qualità maggiore si ottiene con un invecchiamento di 10 anni, ma si mantiene ottima anche dopo 20. La riuscita di un vino dipende naturalmente anche dall’annata, che può essere più o meno fortunata. Per quanto riguarda il Barolo, ad esempio, nel 1977 si decise addirittura di fermare la produzione, mentre l’anno successivo è stato una delle annate migliori.
Il periodo di invecchiamento decorre "dal 1° novembre dell’anno di raccolta dell’uva", mentre la messa in commercio può avvenire dal "1° gennaio del quarto anno successivo alla vendemmia", o del sesto nel caso della versione Riserva.
Il Barolo d.o.c.g. deve avere una gradazione alcolica di 13 gradi, un’acidità totale minima di 4,5 grammi per litro ed un estratto secco minimo di 22 grammi per litro.
Tutte le operazioni, ossia vinificazione, invecchiamento ed imbottigliamento, devono avvenire nelle zone di produzione.
Come per tutti i vini d.o.c.g. il controllo di garanzia avviene anche al momento dell’imbottigliamento, ogni partita prima di essere messa in commercio è sottoposta ad una prova di degustazione da parte di una commissione apposita dipendente dal Ministero dell’Agricoltura. A garanzia del soddisfacimento di tutti i requisiti viene applicato sul collo della bottiglia il caratteristico contrassegno violetto, in filigrana, stampato dall’Istituto Poligrafico dello Stato.
Anche le bottiglie in cui il Barolo viene commercializzato devono possedere determinate caratteristiche ed avere la forma "albeisa o corrispondente ad antico uso e tradizione". L’albeisa è le tipica bottiglia da vino piemontese di forma cilindrica, con spalle slanciate e collo lungo, creata dai produttori dell’area di Alba nel XVIII secolo per contraddistinguere i propri vini.
La denominazione Barolo può essere seguita dall’indicazione della sottozona di produzione, la cosiddetta "menzione geografica aggiuntiva", purché tale zona sia compresa tra quelle ammesse nel Disciplinare stesso.
 

Il Barolo Chinato

E’ ammessa anche la produzione di una qualità aromatizzata, con gradazione alcolica tra 16 e 17 gradi, denominata Barolo Chinato, purché venga utilizzato come base esclusivamente vino Barolo. Si ottiene attraverso un procedimento lungo e complesso. Innanzitutto il Barolo d.o.c. viene chiarificato per conferirgli morbidezza e stabilità, successivamente viene addizionato prima con zucchero e poi con alcol. L’ultima operazione consiste nell’aggiunta di un infuso di erbe e spezie, che darà l’aroma al prodotto finito. A questo scopo si possono utilizzare numerose erbe ed ogni produttore è libero di seguire la propria personale ricetta, le spezie più impiegate sono comunque la china di varietà Calisaya, il rabarbaro, i chiodi di garofano, l’anice stellato. Il vino aromatizzato, a questo punto, ha bisogno di circa un anno di affinamento in botte, in modo che i vari ingredienti si possano amalgamare completamente.
Il Barolo Chinato nasce nel 1890 a Serralunga d’Alba come prodotto di farmacia per migliorare il sapore del chinino usato per la cura della malaria, ma già dal 1891 viene prodotto e commercializzato come bevanda, a cui comunque si continua a lungo ad attribuire proprietà antipiretiche e digestive.
 

Temperatura di servizio e abbinamento bicchiere

Come tutti i vini rossi soggetti ad invecchiamento il Barolo ha bisogno di un periodo di decantazione, che per i vini relativamente giovani ha lo scopo di ammorbidirli favorendone l’ossigenazione così da permettere a tutto il gusto e l’aroma di sprigionarsi. Andrebbero serviti pertanto non prima che siano trascorse almeno due ore dall’apertura della bottiglia. Per calcolare il tempo di decantazione è possibile utilizzare una formula che fa corrispondere ad un anno di invecchiamento mezz'ora di decantazione. Nel caso di un Barolo maturo invece lo scopo primario è quello di permettere il deposito dei residui e dei sedimenti, che inevitabilmente si creano nella bottiglia, tenendola a lungo in verticale, mentre è consigliabile non esagerare nell’aerazione perché l’ossidazione in questo caso può avere un effetto negativo.
Per far risaltare al meglio le eccellenti qualità di questo pregiato vino è opportuno servirlo ad una temperatura tra 18 e 20°C ed in bicchieri di cristallo capienti e panciuti per favorire l’aerazione, come quelli a forma di tulipano o "Grand Ballon", ma anche negli originali bicchieri di forma rotonda chiamati "Piemonte", appositamente studiati e prodotti per apprezzare i vini rossi maturi.
 

GLI ABBINAMENTI DEL BAROLO

Il Barolo è un vino adatto ad ogni occasione, come vino da pasto accompagna egregiamente i cibi dal sapore forte. E’ quindi l’ideale con le carni rosse, brasati e arrosti, ma anche cacciagione e selvaggina. E’ ottimo con i formaggi stagionati e a pasta dura, non piccanti, come ad esempio Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Bra stagionato. E’ perfetto anche con i cibi aromatizzati al tartufo. Può essere servito anche come vino da fine pasto, adatto in modo particolare ad essere gustato con la pasticceria secca, come i comuni frollini o le paste di meliga, tradizionali biscotti piemontesi. Il Barolo viene spesso anche utilizzato per cucinare, numerose sono le ricette tradizionali di cui è uno degli ingredienti fondamentali. Tra le più apprezzate vi sono i risotti al Barolo ed i piatti di carne ricchi e speziati, come la caratteristica lepre in salmì.
Così come accade per gli altri vini rossi di grande qualità il Barolo è considerato anche un vino da meditazione, è cioè un vino che per la sua corposità ed intensità soddisfa pienamente anche sorseggiato da solo lontano dai pasti. 

Discorso a parte merita il Barolo Chinato che per le sue particolari caratteristiche è perfetto anche come aperitivo. Inoltre il suo gusto dolce amaro ed il suo aroma persistente si abbinano molto bene ai dolci, in particolare a quelli alle mandorle o a base di cacao e cioccolato, anche fondente. Un ulteriore interessante abbinamento, proposto dagli amanti dei sigari, è quello con il tabacco, in particolare dei sigari Toscani. Il Barolo Chinato si presta anche ad un uso alternativo: come bevanda dissetante in estate allungato con acqua e ghiaccio e aromatizzato con buccia d’arancia, mentre in inverno scaldato diviene una sorta di "vin brulè" utile e piacevole per combattere il freddo.
 

BAROLO: STORIA E TERRITORIO

La storia del Barolo inizia nei primi anni del XIX secolo ed è fortemente legata a quella del territorio, dei suoi illustri personaggi e di Casa Savoia. E’ il risultato dell’evoluzione subita nella prima metà del secolo dai vini tradizionalmente prodotti nella regione, a seguito delle importanti trasformazioni e innovazioni introdotte nelle più importanti cantine piemontesi, dove intorno al 1830 si cominciò a produrre un vino rosso più ricco e dal sapore particolare, ancora però chiamato Nebbiolo. Sembra che l’impulso maggiore per il salto di qualità l’abbiano dato i lavori e le sperimentazioni messi in atto per volere di Camillo Benso conte di Cavour nella sua tenuta a Grinzane, inizialmente sotto la direzione del generale Staglieno, da cui in particolare è stato razionalizzato il processo fermentativo ed ottenuto un vino secco e stabile. In seguito, grazie alle indicazioni del nuovo responsabile, il noto enologo francese conte Oudart, nel 1844 si iniziò a produrre un vino secco e limpido "secondo la moda dei vini di Bordeaux", ricco ed armonioso. Questo nuovo metodo di produzione si diffuse rapidamente nelle zone limitrofe, ed in particolare nel feudo dei marchesi di Barolo dove il vino cominciò ad essere prodotto in gran quantità tanto da prenderne appunto il nome.

Sembra che ai marchesi di Barolo vada anche il merito di averne iniziato la diffusione oltre i confini della zona di origine. A questo proposito si cita tradizionalmente un curioso episodio secondo cui la marchesa Giulia Colbert Falletti, su richiesta del re Carlo Alberto, inviò al palazzo reale di Torino 325 botti del vino prodotto nelle proprie vigne, una per ogni giorno dell’anno esclusi quelli della quaresima. Il re lo apprezzò immensamente, al punto che decise di produrlo a sua volta, acquistando a tal fine una tenuta, così come fece poi il suo successore Vittorio Emanuele II. In tal modo i Savoia hanno legato il Barolo al proprio nome ed hanno contribuito in modo significativo alla sua diffusione nelle corti europee. Il primo documento ufficiale in cui compare il vino "Barolo" risale al 1865 e si riferisce proprio ad un vino prodotto da uve Nebbiolo in un possedimento di Casa Savoia.

Nel corso del XX secolo, dopo un periodo di relativo abbandono, vi è un ritorno alla campagna ed un notevole ulteriore sviluppo dell’attività vitivinicola. Nel 1934 su iniziativa dei produttori viene creato il "Consorzio per la difesa dei vini tipici di pregio Barolo e Barbaresco" di cui viene determinato il processo di vinificazione, dalla zona di produzione, all’uva da impiegare, alle caratteristiche del prodotto finito. Nel 1966 al Barolo è attribuita la qualifica di vino d.o.c., mentre dal 1980 può vantare la massima qualificazione prevista, la d.o.c.g. (denominazione di origine controllata e garantita), che viene riconosciuta solo a quei vini che, oltre a rispettare tutte le caratteristiche di produzione e i parametri organolettici stabiliti dal disciplinare per i vini d.o.c., siano considerati di particolare pregio a livello nazionale e internazionale.

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