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Volume
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Bonarda

Vino dell’Oltrepò pavese e del Piemonte, le differenze delle due zone sono riconducibili all’utilizzo della Croatina in purezza nell’Oltrepò Pavese mentre in Piemonte viene prodotto con l’uva Bonarda.  (continua)

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  1. Alcova Bonarda DOC - Conte Vistarino

    Conte Vistarino

    Venduto da Winezon Alcova vuole essere intrigante ed elegante. Abbandonata la tradizionale rusticità della Bonarda, il controllo nel vigneto e la cura in cantina ci hanno permesso di proporre questa versione fedele alla tradizione nei valori ma, al contempo, innovativa e moderna. Abbinamento con salumi, pasta, piatti di carne rosse e bianche, risotti. Speciale con la Pizza. Learn More
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Vino Bonarda

Vino dell’Oltrepò pavese e del Piemonte, le differenze delle due zone sono riconducibili all’utilizzo della Croatina in purezza nell’Oltrepò Pavese mentre in Piemonte viene prodotto con l’uva BonardaIl Bonarda dell’Oltrepò Pavese è un vino di Denominazione di Origine Controllata, prodotto in provincia di Pavia. Tradizionale vino rosso da tavola, ottenuto dal vitigno Croatina, è un piacevole accompagnamento per la cucina tradizionale della zona pavese.  Un elemento fondamentale che caratterizza da sempre la produzione di questo vino è la professionalità e l’antichità della coltivazione della Croatina, motivo per cui la Denominazione di Origine Controllata è strettamente connessa ai fattori geografici della produzione. 

La terra dove nasce il Bonarda è terra d’incontro di quattro diverse regioni, la Lombardia, la Liguria, l’Emilia Romagna ed il Piemonte. Territorio di mezzo, sottoposto a diverse influenze, esso ha dato origine ad un vino che è una fusione eclettica di tradizioni e di culture, di caratteri e cucine così diverse eppure così profondamente integrate fra di loro. L’origine del nome Bonarda non è oggi nota. Taluno ritiene che questo nome derivi dal longobardo Bono, a cui sarebbe stato poi aggiunto il suffisso Hard, vale a dire "coraggioso". Questa teoria storica si fa forza del fatto che i Longobardi utilizzarono la città di Pavia come capitale per estendere la loro dominazione oltre il fiume.
 

Caratteristiche organolettiche

Il Bonarda dell’Oltrepò Pavese alla vista
Per meglio analizzare questo vino è necessario tenere distinti, all’analisi organolettica, la versione frizzante da quella ferma. Il Bonarda fermo presenta un colore rosso rubino assai intenso, e sotto questo punto di vista non si distingue da quello frizzante, anch’esso dalle medesime sfumature. Il Bonarda frizzante presenta una bella spuma, evanescente e vivace. 

Il Bonarda dell’Oltrepò Pavese all’olfatto
Il Bonarda fermo presenta un profumo gradevole e di una certa intensità. All’olfatto il Bonarda frizzante presenta un profumo vivace e piacevole.

Il Bonarda dell’Oltrepò Pavese al palato
Al gusto il Bonarda fermo risulta secco, con buoni tannini, abboccato.
Il Bonarda frizzante, invece, risulta più spumeggiante e vivace, fresco.
 

Invecchiamento del Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOCG

Il Bonarda dell’Oltrepò Pavese viene tendenzialmente consumato abbastanza giovane, talora addirittura precoce. Basti pensare che alcune annate permettono di essere bevute già durante il periodo natalizio dello stesso anno. 
 

Temperatura di servizio e abbinamento bicchiere

Tendenzialmente il Bonarda dell’Oltrepò Pavese viene servito ad una temperatura compresa fra i 14 ed i 16 gradi. Taluno lo serve ad una temperatura superiore, fra i 18 ed i 20 gradi. 
La versione frizzante, durante la stagione estiva, può essere tranquillamente servita fresca, ad una temperatura compresa fra gli 8 ed i 10 gradi. 
Da servire appena stappato nei classici calici ampi da vino rosso, panciuti per raccogliere meglio l’aroma del vino e distribuirlo equamente fra palato ed olfatto. 
 

Gli abbinamenti del Bonarda dell'Oltrepò Pavese

Il Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOCG si accompagna alla perfezione con il novero delle tradizioni culinarie della sua terra. Vino corposo, versatile ed a tuttopasto, non è comunque difficile da abbinare ad altre portare, avendo sempre cura di evitare pesci e carni bianche in quanto si tratta di un vino abbastanza strutturato. Solitamente il Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOCG si accompagna con piatti di salumi, con i bolliti ed il cotechino, con la celebre Cassoeula lombarda e con paste asciutte anche semplici, purché a base di carne o con sughi di pomodoro.Molto gustoso anche accompagnarlo ai ravioli di carne, non solo asciutti ma anche in brodo, ed a risotti a base di carne e legumi, come il famoso Risotto alla pasta di salame (che spesso viene cucinato utilizzando anche un goccio di Bonarda fermo). 

La versione più corposa, quella prodotto sul colle Gaggiarone a Rovescala, viene utilizzata per accompagnare ricette particolarmente elaborate come ad esempio carni rosse e salumi nostrani. 
Il Bonarda dell’Oltrepò Pavese è una scoperta anche con i funghi e con la cacciagione, mentre è l’ideale per portare in tavola formaggi di media stagionatura.Molti degustatori lo apprezzano per un piccolo pasto di mezza giornata, o anche per un aperitivo, magari accompagnato da Salame di Varzi e dai fichi rossi. 

Il Bonarda dell’Oltrepò Pavese frizzante, invece, è l’ideale per accompagnare spuntini, aperitivi, merende e dolci come la crostata di fragole. Con il suo sapore equilibrato, mai stucchevole e intenso, questi vino è una delle migliori scelte per sottolineare senza coprirli i sapori intensi e casarecci della cucina pavese, e per deliziare il palato con le ricette di carne e sughi più classiche della tradizione lombarda, ma anche di quella italiana in generale.
 

Bonarda Oltrepò Pavese: storia e territorio

Il Bonarda veniva prodotto già da prima dell’Ottocento, ma la sua denominazione ufficiale viene conferita proprio in questi anni.  Nel corso dell’800 la Croatina fu oggetto di studi e di analisi, mentre il conte Gallesio, nella sua importante opera dedicata al vino e scritta nel 1800, accenna anche ad alcune varietà pavesi ancora oggi conosciute e coltivare. Fra le tipologie di vitigni visitati da Gallesio nel 1825 vi sono anche numerose qualità che sono tutt’oggi conosciute a Pavia, incluso il Bonarda nella varietà conosciuta come Croatina nera dell’Oltrepò Pavese. Questo vitigno viene ben presto messo sotto osservazione per la sua produttività; buona parte degli appezzamenti di terreno pavesi vengono dedicati proprio alla Croatina, con una media di 36 quintali di uva per ogni ettaro di terreno coltivato. Nel 1896 il Ministero dell’agricoltura cita questa vite, elogiando la bravura dei coltivatori nel far crescere e prosperare questo vigneto, e parlando anche delle tipologie di vini da essi prodotte. Al termine del XIX secolo, però, il vitigno della Croatina viene lasciato in disparte in favore di piantagioni più rigogliose. Solamente nel 1960 viene riscoperta la fondamentale importanza della Croatina per rilanciare la produzione di vino nella zona, anche grazie ad un miglioramento delle prestazioni della pianta stessa.

Il 1961 vede nascere il Consorzio per la tutela di questo prezioso prodotto del territorio, e la sua influenza cresce di anno in anno. Il Consorzio, fra le altre cose, si occupa anche di tutelare il nome del Bonarda Oltrepò Pavese da tutte le frequenti confusioni con i prodotti di origine piemontese. Di questo periodo è un importante testo di vitivinicoltura prodotto da Fabrizio Bernini e che narra la storia di questo vino pavese fra il 1800 ed il 1900. Dopo la qualifica DOC, nel 2010 ottiene anche la Denominazione di Origine Autonoma. Il Bonarda è un vino che si presta a diverse interpretazioni. In particolare è possibile ottenere diverse tipologie di prodotto a seconda della particolare lavorazione: si distingue il Bonarda fermo da quello frizzante, e possiedono come vedremo caratteristiche organolettiche sensibilmente differenti, anche se la scelta rimane una questione meramente di gusti. 

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